Comitato Cittadini Correggio Via la Nebbia

Correggio Via la Nebbia

Abbiamo ricevuto nel periodo della campagna

molti commenti, pareri, considerazioni, in varie forme.

Abbiamo pensato di pubblicare le lettere più significative.

 

La voce dei cittadini

Pubblichiamo alcuni passi

dell'intervento

di Gianni Giannoccolo

tenuto alla nostra

Assemblea pubblica

del 26 ottobre 2013.

 

 

 

Giannoccolo esordisce dicendo di apprezzare l'iniziativa che cerca di dare risposte su un problema tanto importante qual è quello della En.Cor e aggiunge: “Mi sia consentito di dire che sarebbe stato molto più costruttiva se fosse stata presa dal Sindaco, al quale, a voce, ne avevo fatta esplicita richiesta. Sono certo che, se si fosse presentato alla comunità correggese e avesse esposto con chiarezza tutti gli aspetti del problema En.Cor, riconoscendo gli errori non soltanto di gestione, ma anche quelli politici, probabilmente non l’avreste assolto, ma certamente avreste apprezzato”.

 

Giannoccolo apprezza, altresì, la lucida esposizione di Sologni, ma richiama l’attenzione sul fatto che “oggi il maggiore problema su cui occorre mettere molta attenzione da parte dei promotori di “via la nebbia”, è quello di capire che fine faranno le lettere di patronage firmate dal Direttore Generale del comune. “Sorvoliamo pure sulla circostanza che il Direttore Generale del Comune di Correggio (dr. Luciano Pellegrini ndt) ha violato una disposizione del Consiglio comunale che stabilisce che “dovrebbero essere rilasciate solo lettere di patronage deboli e che lo schema delle patronage stesse deve essere deliberato dalla Giunta”.

Il Direttore in violazione di tale disposizione ha sottoscritto lettere di patronage forti presso alcuni Istituti di Credito. Questo è un reato che si configura come abuso di ufficio. Per quanto concerne le lettere di patronage, non intendo qui esprimere apodittici giudizi, in quanto ricordo che la giurisprudenza è molto ampia e contraddittoria. Consentitemi, però, di ricordare che siamo in Emilia-Romagna, dove la Sezione della Corte dei conti ha già espresso in merito un suo giudizio, nel senso che riconosce le lettere da patronage forti come vere e proprie fidejussioni. Si può sperare soltanto che la nuova Società mantenga tutti gli impegni presi, altrimenti in caso di inadempienze c’è da chiedersi: che posizione assumerebbero gli Istituti di Credito per ottenere il rientro dei capitali prestati?

Secondo il mio modesto punto di vista si rivolgerebbero certamente al Comune. In questo caso gli Istituti sbaglierebbero per il semplice motivo che le lettere di patronage sono state prodotte, in violazione di una norma consiliare, perciò nulle a tutti gli effetti e, quindi, gli Istituti dovrebbero rivolgersi alla nuova En.Cor, a meno che in tutto questo guazzabuglio non faccia capolino anche il dolo. Ad ogni modo facciamo gli scongiuri sperando che tutto fili per il verso giusto, altrimenti avremo un contenzioso che ci tormenterà per un lungo periodo”.

 

A questo punto, Giannoccolo ricorda a tutti che “gli advisor, incaricati dal Comune di Correggio per esaminare la situazione economico-finanziaria di En.Cor hanno, tra l’altro, suggerito alla Giunta di sostituire l’Amministratore unico della Società ma questa indicazione è stata disattesa. Non sono stati sufficienti sei mesi, dal 6 febbraio alla fine di agosto del corrente anno, per darle piena applicazione.

E’ stato il Dott. Pellegrini a prendere il provvedimento dimettendosi da Direttore Generale del Comune e da Amministratore unico di En.Cor.

E’ inspiegabile questo immobilismo della Giunta che, in questo modo, ha contribuito ulteriormente a complicare una situazione di per se poco chiara”.

 

Giannoccolo ricorda poi che “bisogna sfatare l’idea che En.Cor costi niente al Comune in termini materiali. Quanto è stato liquidato ai consulenti Vaccari e Beneforti? Quanto costerà l’incarico all’Avv. Paolo Coli

 Non è vero che En.Cor costa niente al Comune di Correggio.

Costa, costa, eccome se costa e costa anche in termini d’immagine”.

 

Giannoccolo osserva che “si è sempre sostenuto che la nuova Società si è caricata l’onere di tutte le esposizioni bancarie contratte in precedenza dall’Amministrazione, meglio dire dal Direttore Generale.

E allora dov’è il problema? Perché tanto travaglio a premunirsi di pareri legali?”.

 

Ammonisce che “nessuno, proprio nessuno ha il diritto di fare lo scarica barile, nel senso di addebitare tutti gli errori e gli inadempimenti ad un unico soggetto, cioè alla Giunta. A chi fa questo gioco e salta in bigoncia a fare l’eroe, ricordo che la legge 242/90 fissa ben chiari le funzioni dei vari soggetti che compongono l’Amministrazione: la Giunta gestisce, mentre il Consiglio programma e controlla.

Sono chiare, perciò, le responsabilità della maggioranza e dell’opposizione, come non è giusto scaricare sulla Commissione chiamata annualmente a esaminare i bilanci di En.Cor tutte le manchevolezze, le distrazioni o la mancata denuncia degli errori, in quanto è la Giunta che, in primo luogo, ha la responsabilità generale della gestione dell’Ente e, in particolare, l’assessore al bilancio (Emanuela Gobbi ndt) , il quale doveva, con più solerzia, rilevare gli errori e segnalarli al Consiglio e alla Giunta.

Più attenzione doveva avere l’assessore al bilancio nel momento in cui il Dott. Gaccioli ha rimesso il mandato da revisore dei conti del Comune di Correggio. Probabilmente, poteva anche offrire al Consiglio qualche ragguaglio in più sulla vicenda Senegal S.r.l., dopo la sua visita in quella Azienda.

Per tutte queste ragioni, ritengo che l’assessore al bilancio dovrebbe rimettere il suo mandato in quanto, in tutta questa faccenda, per le sue distrazioni, è il maggiore responsabile”.

 

Infine, Giannoccolo sprona il Comitato: “smettetela di chiedere continuamente chiarimenti all’Amministrazione, chiedete, piuttosto, tutta la documentazione relativa all’affare En.Cor e utilizzate le leggi della nostra Repubblica: la legge 241/90 vi dà il diritto di accedere a tutti i documenti del Comune”.

 

Ringraziando l'uditorio per la pazienza, Giannoccolo, ha augurato al Comitato buon lavoro.

 

Riceviamo da un giovane agricoltore correggese e volentieri pubblichiamo

Tutti o quasi, i controsensi

degli impianti di biogas o biomasse

 

Per la produzione di “ENERGIA PULITA” si bruciano migliaia di quintali di gasolio, per la lavorazione del terreno e per il trasporto del trinciato da stoccare, che verrà successivamente mescolato ai liquami prodotti dalle vacche per farlo fermentare e produrre il gas da bruciare.

 

Per ottenere l’ENERGIA PULITA, su di un terreno nell’arco dell’annata si effettuano 2-3 raccolti di cereali verdi da fermentare, il ciò comporta: concimazione  con gli scarti del fermentato dell’anno precedente, aratura, zappatura, semina, rullatura del terreno per velocizzare il germogliamento, irrigazioni delle coltivazioni (almeno 2) per massimizzare la resa delle coltivazioni, raccolta (con mietitrebbia), trasporto (con dumper da 200 quintali) fino alla centrale, e stoccaggio in azienda.

Queste operazioni si ripetono 2\3 volte per ogni annata agraria sfruttando in modo del tutto innaturale il terreno, e bruciando migliaia di tonnellate di gasolio.

Una volta stoccato tutto il prodotto, sarà poi successivamente da miscelare nelle vasche di fermentazione assieme ai liquami, dalle quali si genererà il gas da bruciare per produrre la famosa ENERGIA PULITA.

 

Ciò per spiegare il controsenso principale delle centrali a biomasse, per come sono concepite in ITALIA. Infatti questi impianti nascono nel nord Europa come valorizzatori di scarti agricoli, non come attività produttive vere e proprie, sono concepite come centrali di zona di proprietà comunali/statali, dove gli agricoltori limitrofi conferiscono gli scarti inutilizzabili della campagna per valorizzarli, piuttosto che trinciarli e interrarli nei campi.

 

Invece in Italia si dedicano migliaia di ettari di terreno per produrre cereali che verranno trinciati verdi e bruciati per produrre  ENERGIA PULITA, per poi andare a comprare gli stessi cereali per uso alimentare, dall’est Europa o da non si sa dove.

Altro aspetto da non dimenticare è il costo di realizzazione e mantenimento di queste vere e proprie centrali elettriche, che costringe i proprietari (per ammortizzare gli svariati milioni di Euro investiti) a far funzionare AD OGNI COSTO l’impianto 365 giorni all’anno.

Intendiamoci, per funzionare questi impianti hanno bisogno di cereali trinciati verdi da far fermentare. Il che significa che se i gestori della centrale non hanno sufficienti terreni per produrre i cereali necessari, dovranno per forza di cose prendere dei terreni in affitto A TUTTI I COSTI.                                                            Questa necessità fa naturalmente lievitare il prezzo degli affitti dei terreni agricoli, ed in alcuni casi anche del cambio di destinazione d’uso di ettari di terreno.

Infatti i proprietari di terreni, vedendo aumentare la richiesta ovviamente alzano il prezzo del bene, obbligando anche chi non fa produzioni per BIOMASSE ad adeguarsi ai nuovi prezzi imposti dal nuovo mercato dei terreni agricoli.

 

Giusto per capirci, il prezzo medio d’affitto dei terreni nudi (senza produzioni intensive come vigneti e pereti sopra) si aggirava mediamente sui 300 euro per ettaro, ora il prezzo dello stesso bene è salito a circa 1.200 Euro per ettaro. Questa richiesta di terreni ha messo in crisi non solamente gli allevatori che utilizzavano i campi per produrre foraggio per nutrire le vacche da Parmigiano-Reggiano ad aumentare i propri costi di gestione per mantenere gli affitti, ma anche i viticultori con vigneti in affitto, i cui proprietari erano abituati a percepire un canone annuo di 600/900 Euro per ettaro a seconda degli impianti; ora a prescindere dall’andamento del mercato vinicolo pretendono un aumento del canone d’affitto del proprio vigneto. In alcuni casi, in cui non si sia raggiunto un accordo o un nuovo affittuario, i proprietari hanno deciso di estirpare il frutteto per destinarlo alla produzione di cereali per le biomasse, in quanto il reddito era maggiore, almeno per il breve periodo.

Senza trascurare il fatto che i produttori di latte da Parmigiano-Reggiano limitrofi a queste centrali, si trovano costantemente sotto controllo da parte di enti come l’ARPA, perché le spore liberate nell’ambiente  dalla fermentazione dei cereali trinciati verdi che poi vengono respirate e ingerite dalle vacche da latte, creano problemi alla formazione della cagliata nella lavorazione del latte per la produzione del formaggio più buono al mondo.

 

Ovviamente chi decide di trasformare la propria azienda da produzione di latte da Parmigiano-Reggiano a produzione di Biogas sa che il latte prodotto dalle proprie vacche non potrà più essere utilizzato per la produzione di formaggio, ma dovrà essere destinato ad uso alimentare; ma l’allevatore che si ritrova vicino ad una di queste centrali, potrebbe essere costretto a chiudere o convertire la propria stalla (ovviamente retribuito dal gestore della centrale per il danno arrecato) senza poter fare nulla per evitarlo.

Altro aspetto di queste centrali è il finanziamento da parte della comunità europea di contributi per la realizzazione di queste centrali. Questi contributi sono talmente elevati da far pensare che queste centrali siano state costruite più per percepire il contributo dalla CE che per produrre ENERGIA PULITA.

 

Inoltre si sono create “DUBBIE” società che usano il diritto all’accesso al contributo Europeo dei coltivatori diretti, ma che con l’agricoltura hanno ben poco a che vedere. Il rischio è che i coltivatori siano stati solamente dei prestanome, che gestiranno i terreni fino ad esaurimento contributo CE, di società che realizzano queste centrali per arrivare al contributo CE.

Oltretutto le passate esperienze nord Europee, laddove sono anni che utilizzano queste centrali, hanno dimostrato che queste centrali dopo una decina d’anni necessitano di manutenzioni dai costi talmente elevati, da determinarne in alcuni casi la chiusura e l’abbandono della stessa.

Concludendo, qui si corre il rischio reale di trovarci tra una decina d’anni con dei mostri di cemento armato abbandonati nelle campagne padane, il mercato dei terreni rovinato per la corsa al rialzo biomassiano, ed alcune stalle dove si produceva latte da Parmigiano-Reggiano chiuse o convertite ad altro uso.

Tutto in nome della produzione dell’ENERGIA PULITA.

 

21/10/2013       (lettera firmata)

 

 

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

Signor sindaco, errare è umano ma perseverare è diabolico !

 

Leggendo l’articolo Il dovere di essere visionari firmato dal signor sindaco Marzio Iotti sento la necessità di precisare alcune cosette. Quando sottolinea “se nel 1997, sindaco e vicesindaco (Iotti) si fossero fermati davanti ai fischi di assemblee infuocate e se non avessero scommesso… cosa ne sarebbe oggi del nostro ospedale... ?

 

Gentilissimo signor sindaco queste poche righe per ricordare a lei e a tutti i cittadini di Correggio che la prima raccolta di firme contro la ventilata chiusura del San Sebastiano risale al ben lontano 1980 !

Una raccolta fatta porta a porta con oltre 5.000 firme spedite al dirigente pro tempore della Prefettura  di Reggio Emilia.  Fu un successo che per alcuni anni ci ha lasciato il reparto di maternità e ginecologia e di conseguenza il nostro San Sebastiano.

 

Una seconda mobilitazione popolare si è tenuta con l’iniziativa 1.000 LIRE PER UNA CULLA .

La cittadinanza tutta compatta ha provveduto all’acquisto di una culla termica ed altro materiale che ha aumentato la sicurezza del reparto maternità di Correggio e la bellezza di oltre 10.000 firme raccolte.

 

Ultima mobilitazione è quella legata agli anni 1996-1997.

Si ricorda signor sindaco quanti incontri PUBBLICI ci sono stati, quante cose sono state spiegate ai cittadini e quante volte i promotori del comitato sono stati definiti TERRORISTI ?

Se non si fosse lottato, anche combattuto, non avremmo strappato la riqualificazione del San Sebastiano, ma ne avremmo avuto la sola chiusura.

 

Lei sostiene in merito alla vicenda EN.COR : “Piuttosto che l’immobilità, credo fermamente che l’intraprendenza, l’iniziativa siano spesso necessarie..” anche a costo di commettere errori.

Ora, io come nonna e prima ancora come cittadina posso dirle che errare è umano ma perseverare è diabolico.

 

Con la chiusura dell’ospedale si spostava solo il luogo dove la malattia veniva curata, la salute ci veniva garantita. Ora, invece, con EN.COR un dannoso impatto ambientale colpirebbe tutti con un danno a tanti.

Mentre sto scrivendo questi ricordi, in televisione stanno commemorando le vittime del VAJONT.

Anche questa una tragedia annunciata, anche in questa tecnici, politici e scienziati rassicuravano le popolazioni che non c’era pericolo. Come a l’Aquila con il terremoto.

 

12/10/2013                                                                                                            Giovanna Casarini

Membro del Comitato San Sebastiano